[Non è un gioco per maschi]

Ci sono allenatori Inter Campus che amano molto allenare le bambine: “Sono attente, rispettose, grintose e con tanta voglia di divertirsi.” Ricordo di aver sentito queste parole sul campo di Beit Zafafa, a Gerusalemme Est, in riferimento alle 18 bambine arabe che ogni settimana, da un anno, si allenano insieme alle due allenatrici Rozi e Beisan. Un gruppo in crescita costante, non solo nei numeri (all’inizio della scorsa stagione erano in cinque) ma anche nei progressi. Nonostante le difficoltà, specialmente culturali, che hanno messo a rischio l’allenamento, l’attività prosegue, toccando un obiettivo importante dell’intero Progetto: la parità di genere. Non solo in campo ma anche e soprattutto fuori.

A questo tema tanto caro al Progetto si affiancano di luogo in luogo momenti di diverse e altrettanto importanti opportunità legate al gioco: allontanare le bambine dal rischio di violenza nelle case e nelle strade in Argentina, dalla povertà e rischio di criminalità in Venezuela e Brasile o avvicinare le bambine cambogiane a una attività sportiva che non avevano mai conosciuto prima e che rafforza fisico e personalità.

Che siano le ragazzine degli orfanotrofi o della scuola Speciale in Polonia o le bambine musulmane marocchine e libanesi o quelle che sui campi africani sfoggiano sgargianti nastri fra i capelli, le protagoniste di Inter Campus giocano con passione e indossano orgogliose i colori nerazzurri, simbolo di identità e uguaglianza.

03.09.2018

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