[Un pallone e la maglia nerazzurra, i segreti per entrare in favela]

RIO de JANEIRO – Abbassare i finestrini, togliere le cinture di sicurezza e accendere la luce interna dell’auto. Sono solo alcune delle procedure da rispettare entrando nelle comunità carenti della città carioca. Non si notano, ma ad ogni ingresso guardiani silenziosi controllano chi entra e chi esce, armati di radiolina e sguardi poco rassicuranti. Sono i ‘protettori della favela’ come ci dicono i bambini con cui chiacchieriamo, ‘Qui dentro siete al sicuro’.

Pensieri innocenti e allo stesso tempo realtà distorte. Questi quartieri sono un mondo a parte in cui è difficile, se non impossibile, entrare. Tanto inaccessibili che nemmeno il Console Generale di Italia a Rio de Janeiro, Paolo Miraglia del Giudice, con noi per la cerimonia di consegna maglie, aveva mai avuto occasione di recarvisi.

Allora serve un passepartout e il nostro è il pallone da calcio, insieme ai colori nerazzurri e alla volontà di garantire un futuro migliore a tanti bambini e bambine bisognosi di aiuto. Inter Campus è diventato così negli anni un progetto conosciuto e rispettato, perché al di sopra delle parti e unicamente interessato al bene dei più piccoli.

“Un’attività che il Consolato è felice di appoggiare per promuovere e dare risalto agli sforzi di Inter, realtà italiana attiva nel mondo attraverso iniziative sociali di grande impatto per le comunità locali coinvolte.” Queste le parole del console durante la visita al nucleo di Parque União, nella zona di Maré. Qui, come negli altri luoghi del Brasile, le maglie e i pantaloncini originali nerazzurri arrivano grazie al supporto fondamentale che il Consolato italiano garantisce. Un lavoro di squadra che supera i confini del campo per arrivare nelle case dei bambini delle zone più remote.

 

07.06.2019

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