Le famiglie, gli allenatori e i bambini di Inter Campus Israele e Palestina, proprio quando la paura potrebbe comprensibilmente prendere il sopravvento in questi terribili giorni di guerra, scendono sul campo di calcio per incontrarsi, comunicare e continuare a giocare, usando l’unico linguaggio comune possibile, quello dello sport.

La testimonianza dei nostri coordinatori locali: – Ognuno porta con se la propria storia e la storia del suo popolo. Ogni popolazione ha la propria lingua, cibo, abitudini, la proria cultura e religione. Spesso la diversità è affascinanate ma a volte l’ignoto spaventa e di fronte ad esso ci chiudiamo in noi stessi e nel notro piccolo sicuro mondo, aumentando le distanze, nutrendo la sfiducia e il preconcetto: sfortunatamente questo atteggiamento viene trasmesso anche alle nuove generazioni. Il nostro obiettivo in Israele e Palestina è di dare ai bambini uno strumento per distruggere le barriere e i pregiudizi, dando a ciascuno la possibilità di incontrare “l’altro”. Crediamo che solo un linguaggio possa parlare a tutti, e questo è il linguaggio dello sport. Come scrive un nostro amico palestinese: “L’unica cosa che possiamo  fare per fermare questo circolo vizioso è di conoscerci reciprocamente. abbiamo bisogno di connetterci, parlarci, vederci per quello che siamo [..] L’unica cosa che serve per fermare questo conflitto è di conoscerci reciprocamente. Diventare amici. Non c’è altro modo.”

Yasha Maknouz e Jasmine Seror Coordinamento locale Inter Campus Israele e Palestina Ghetton

04.08.2014

TAG: