[Inter Campus Iran, un lavoro di squadra]

Due mondi, divisi da due ore di auto , entrambi racchiusi nella stessa città: il nord di Teheran, dove i nostri ospiti hanno trovato un appartamento per la delegazione Inter, è nella città alta, in montagna, utile per gli incontri che dovremo avere con possibili cofinanziatori del Progettto, ed il sud, Shahre Rey, che è almeno duecento metri più in basso e a venti chilometri di distanza  in pianura, dove ogni giorno andiamo a fare formazione agli 80 bambini seguiti dalla Fondazione Popli Khalatbari Charity. Come spesso tradiscono i loro tratti asiatici, diversi da quelli iraniani, sono quasi tutti di etnia afghana, arrivati -loro o i loro genitori- nei lunghi anni di una guerra civile ancora non conclusa. Questi bambini sono seguiti, per quanto riguarda la scuola dell’obbligo e le esigenze economiche, da un operatore sociale.  Il pomeriggio spesso sono impiegati nei vari lavori per aiutare la famiglia: panettieri, venditori. Ma almeno due volte la settimana dopo la scuola seguono le attività sportive che Inter Campus ha messo in piedi con l’aiuto della Fondazione, per favorirne la scolarizzazione e l’integrazione. Seguendo questa strada, abbiamo incontrato, tramite la nostra Ambasciata, la Scuola italiana di Teheran, che si è resa generosamente disponibile per aiutarci in questo lavoro e la cui Preside è stata subito pronta a capire il valore educativo dello sport, promettendoci che organizzeremo assieme attività ed incontri di calcio amichevoli per integrare i bambini delle due parti di questa immensa città di sedici milioni di abitanti. Un ulteriore aiuto verrà probabilmente da alcuni imprenditori locali che hanno avvertito la forza del nostro impegno, ed anche dall’Inter Club di Teheran (il dna nerazzurro non si smentisce mai) che già si è dato da fare per le vittime del terremoto di Kerman, ed ora ha promesso che ci aiuterà nel Progetto per i bambini. Davvero l’Iran è un Paese che riserva grande generosità ed ospitalità, un Paese vitale ed in movimento, che ci accoglie sempre come fratelli, perché noi siamo “fratelli del mondo”, come dicevano i nostri fondatori.

19.01.2018

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