[A Gerusalemme, Tutti Insieme!]

Gerusalemme Est – Ho 29 anni, e da 9 anni vivo nella città più complessa e affascinante del mondo, luogo sacro di tanti e contesa da sempre, l’eterna Gerusalemme. Tante possono essere le posizioni sul conflitto israelopalestinese, tante le sfaccettature di come leggere il corso degli eventi, ma di certo un fatto è chiaro ai più, l’indissolubile legame culturale e religioso con questa città, con il Muro del Pianto in ricordo del vecchio Tempio distrutto, con la spianata delle Moschee dove arrivò il Profeta Maometto da Mecca, e con la chiesa della natività che rappresenta la crocifissione, l’unzione, la sepoltura e la resurrezione di Gesù. Secoli di storia, attraversati da momenti di condivisione pace e prosperità e da tanti altri di guerre, segregazione e soprusi. Una città che continua ad essere contesa, divisa in alcune sue parti da un muro e da altri da un muro solamente idealizzato, ma che è così presente, così percepito. Dove la città non riesce a fare da collante alla diversità delle sue genti, chiamata con nomi diversi dai popoli in conflitto, che ne bramano il controllo assoluto. É sul solco della condivisione e del superamento di confini e paure che nasce l’intervento di Inter Campus nel quartiere di Abu Tor, Gerusalemme Est, dove israeliani e palestinesi, ebrei mussulmani e cattolici, giocano insieme per provare a scrivere una pagina di storia in contrasto con gli ultimi anni così pieni di guerre. Un nucleo che si basa su condivisione e rispetto, dove i genitori e i bambini, insieme in un’unica comunità a tinte neroazzurre, provano a superare il peso della storia e della paura e ad insegnare un futuro di pace. Dove il calcio, il suo potere ipnotico sui bambini, la sua forza trainante sugli adulti, prova ad essere il metodo educativo per cambiare la realtà. E non c’è momento più emozionante che la visita di fine stagione dei nostri amici da Milano, che portano nuovi spunti calcistici ed educativi e tanta voglia di crescere insieme. Ed è con Chiara e Silvio sul campo che ci si sente tutti parte di qualcosa di più grande, di unico, di una famiglia mondiale che con l’Inter porta in giro il calcio quello vero, quello per il benessere delle persone e non incentrato sui profitti, quello che prova ad unire e non a dividere, che gioca sulle diversità e le porta in campo per conoscerle e apprezzarle. Oltre sessanta bambini, dai 9 ai 14 anni, portano sul campo il loro bagaglio culturale, il loro legame con questa città così difficile, ed è la magia di Inter Campus a tradurre il tutto in condivisione e sano stare insieme. Sono Mohammed e Noam, coetanei trentenni, uno palestinese e l’altro israeliano, a dimostrare che un altro mondo è ancora possibile.

19.08.2022