Beirut – “A Shatila, il campo profughi nel sud della città, tutti conoscono Inter Campus, dalle persone interessate allo sport alle famiglie dei bambini coinvolti, a chi semplicemente vive qui e vede passare per le strade i ragazzini e le ragazzine che indossano la maglia nerazzurra. Noi allenatori siamo volontari e abbiamo un’enorme motivazione che nasce dalla possibilità concreta, attraverso l’allenamento di pallone, di contribuire allo sviluppo della personalità dei bambini, un obiettivo che ci fa sentire parte di un sistema virtuoso. Allo stesso modo, le discussioni che nascono durante le visite della delegazione italiana rappresentano un momento importante di confronto che ci fa sentire parte della stessa grande famiglia che lavora insieme per il bene dei bambini.
I risultati che otteniamo attraverso il progetto sono tangibili, penso ad esempio a due bambini gemelli di sette anni che hanno una situazione famigliare difficile che genera comportamenti molto problematici sia a scuola sia a casa sia in qualsiasi attività che praticano al punto da risultare quasi impossibile controllarli. Ecco, grazie agli allenamenti con Inter Campus, questi bambini sono diventati più disciplinati, nonostante alcuni problemi ogni tanto, e la madre ha minacciato di impedirgli di allenarsi se non imparano a comportarsi altrettanto bene anche a casa. Il grande desiderio di giocare a pallone e il rischio di dover rinunciare sono stati stimoli determinanti per migliorare il loro comportamento: un successo sportivo ed educativo importanti.
Cosa vedo nel futuro del progetto? Il progetto stesso è il futuro e uno dei risultati è rendere i formatori locali autonomi nella gestione della formazione e delle attività per portare avanti il lavoro secondo un pensiero condiviso.
Un obiettivo per il futuro? Coordinarsi con le associazioni locali e diventare un sistema di riferimento che propone la formazione Inter Campus come una delle soluzioni per aiutare i bambini che necessitano di un percorso educativo e comportamentale.”
25.10.2019