Puerto Carreño occupa la punta estrema di una zona fluviale colombiana che si spinge fino nel cuore del Venezuela. Da qui, ogni giorno, arrivano persone in fuga o semplicemente pendolari, che vanno quotidianamente avanti e indietro in cerca di fortuna.
Non ci si ferma mai più di tanto, non ci sono turisti né progetti umanitari internazionali. Solo Inter Campus sembra aver deciso di dedicare attenzione a questo popolo indigeno accogliente e allegro.
Lo sport tinto di nero e azzurro si inserisce a perfezione in un tessuto culturale in realtà molto ampio. I bambini giocano a calcio insieme a noi, ma poi corrono ai corsi di musica (arpa e violino su tutti) o alle lezioni di danza, famosa per i balli di coppia che già dai 6-7 anni vengono insegnati nelle scuole. Oltre a questo la pesca, con il caratteristico Festival della Palometa, pesce simile alla sogliola ignaro protagonista di un campionato annuale che coinvolge tutto il paese.
Sport, cultura e pesca, un tridente che si rispecchia nelle acque dei tre fiumi che circondano questa terra: a nord il rio Meta, a sud il Rio Vita, ad est l’Orinoco: bacini amazzonici che nella stagione delle piogge esondano creando un’enorme zona lacustre che sommerge la città. Ma per fortuna anche l’acqua è di passaggio, e dopo qualche settimana si torna alla normalità.
In tanto via vai, ciò che resta sono le strade terrose e campi in sabbia, i bimbi del progetto e la loro voglia di giocare nonostante il caldo. Loro, proprio come Inter Campus, non hanno alcuna intenzione di andarsene.
26.11.2018