[Inter Campus Iran, nella periferia di Teheran]

“Kocialoo” vuol dire patata, e i nostri bambini di Shahre Rey, alla periferia sudorientale della megalopoli Teheran, lo gridano quando facciamo la foto tutti assieme. È la versione locale dell’inglese “cheese” fatto per sorridere in foto, ed è pronunciata in dari, la lingua persiana usata da questi bimbi profughi o figli di rifugiati dall’Afghanistan. Vivono in questo quartiere dove, finita la scuola, spesso aiutano le loro famiglie nei mille lavori riservati agli immigrati: domestici, muratori, operai, spazzini. Ma almeno due pomeriggi alla settimana, i bambini riscoprono la gioia di essere tali, con la maglia dell’Inter e la palla ai piedi, allenandosi e giocando.

La fondazione Popli Khalatbari, nostro partner, si occupa di loro, della loro partecipazione  scolastica, delle varie necessità, dell’integrazione sociale. Il calcio si è rivelato, come sempre abbiamo visto in questi anni di esperienza, lo strumento più forte per abbattere le barriere e sostenere il progresso psico-fisico e scolastico dei minori. Ottanta bambini e i due allenatori Hadi e Nasser, hanno seguito i nostri Alberto e Roberto nei tre giorni di allenamento, gioco e divertimento, sempre in compagnia dei referenti locale Laila Amin e Hooman Kazemnia.

Torneremo in autunno, con le nuove uniformi e nuovi corsi di formazione, perchè questo Paese e i suoi bambini sono ormai parte della famiglia Inter Campus.

Khoda Hafez, arrivederci Teheran.

15.05.2017

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