Un viaggio in Israele non è un viaggio qualunque. Il principio del movimento accompagna da sempre l’avventura di Inter Campus, la nostra attività è motivata da una grande curiosità, dalla volontà di conoscere l’altro, il diverso, e poi, ovviamente, di aiutare chi ne ha bisogno.

Crediamo che anche nella volontà di dare una mano si debba essere rispettosi, non solo per il fatto di voler aiutare qualcuno lo si puo’ ‘costringere’ ad accettare la nostra presenza ed il nostro intervento, per questo quando arriviamo nei paesi dove abbiamo realizzato le nostre missioni cerchiamo di essere molto attenti a non invadere spazi altrui, a non voler passare per dei ‘buoni conquistatori’ privi del dovuto rispetto che necessita ogni cultura, ogni religione, ogni comunita’.

Per tali ragioni il nostro viaggio continuo, il nostro moto perpetuo nel mondo è in punta di piedi da un lato, dirompente dall’ altro, quando col pallone, la maglia dell’ Inter e tanta tenacia cerchiamo di proporre il nostro modello tecnico/educativo/sociale alle decine di popolazioni che raggiungiamo con il progetto.

E, dicevamo, il viaggio in Israele non è un viaggio qualunque, per molteplici ragioni, ai piu’ già molto evidenti: la  centralità religiosa e storica dei luoghi a livello mondiale fanno di queste terre un ricettacolo di energie, non sempre semplici. Passione, tensione, cultura, c’è tutto per trovare in un viaggio tanti viaggi.

Qualche dato:  lavoriamo con 60 bambini a sud di Tel Aviv, città costiera ricca di movimenti culturali e artistici, in una scuola multietnica in cui ovviamente non mancano delle famiglie israeliane. Altri 60 bambini fanno parte di un nostro centro al di la del confine con la Palestina, e a Jaljulyah alleniamo altri 60 bambini di questa cittadina araba israeliana, abbiamo inoltre in quest’ultimo viaggio cominciato a sondare la possibilità di aprire una nuovo centro a Bet Safa’fa a Gerusalemme est. Il nostro partner è l’associazione Ghetton di Yasha Maknouz, che ci aiuta a coordinare tutto l’anno da Israele le nostre attività (i nostri staff viaggiano in ciascuno dei 29 paesi due volte l’anno).

Con la partecipazione di Carlotta Moratti e Edoardo Caldara, Massimo Seregni come manager operativo, Alberto Giacomini e Silvio Guareschi dal punto di vista tecnico hanno completato la missione con uno splendido torneo a Jaljulyah, capace di far giocare insieme i bambini arabi con quelli ebrei. L’obiettivo della missione è infatti quello di andare oltre le barriere che l’uomo puo’ mettere con la religione, per consentire a tutti di giocare con tutti.

Il nostro viaggio è stato bellissimo. Abbiamo conosciuto delle persone straordinarie, abituate a convivere con realtà complesse, molto complesse, che mettono a dura prova le certezze e i problemi materialistici di noi vicini europei. In questi giorni in Israele si è votato, una sfida in piu’ per un paese che ciclicamente vive dei periodi di grande tensione, sfociati spesso anche in guerre piu’ o meno lampo, con i vicini arabi nei territori circostanti.

Noi cerchiamo, col rispetto a cui facevamo riferimento poco piu’ su in queste righe, di unire e non dividere. Di riconoscere le differenze tra le varie realtà, che sono evidenti, e di utilizzarle come inizio di qualcosa, fosse anche solo venti minuti di calcio in un campo. Poi la palla passa come sempre a coloro che aiutiamo, veri protagonisti di quella missione meravigliosa che viaggia per il mondo: Inter Campus.

 

23.03.2015

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