[Inter Campus è di casa in Angola]

LUANDA – CASA è la prima parola che viene in mente quando Inter Campus torna in Angola. Sia perchè veniamo qui da otto anni ospitati dai Padri Salesiani del quartiere Lixeira di Luanda, sia perchè condividiamo per qualche giorno la vita difficile di chi qui ci vive sempre. L’acqua va e viene, l’elettricità salta continuamente, le zanzare (speriamo non malariche) di notte ci fanno compagnia e può anche capitare di vedere un ratto sfrecciare sotto il tavolo durante la cena spartana di padri e numerosi volontari che lavorano in questo quartiere di baracche senza fognature, dove ogni pioggia trasforma le strade sterrate in laghi di acqua nera di liquami.

Sembrerebbe un ambiente poco propenso alla gioia ed alla speranza, ma ogni volta si verifica il miracolo. I Padri Salesiani hanno creato scuole e case per i ragazzi di strada: vere isole di famiglia ed educazione  per moltissimi ragazzi e ragazze, al punto che le lezioni fanno due turni, un ciclo mattutino ed uno serale…fa un po’ strano sentire la campana dell’intervallo ed il classico rumore di centinaia di bimbi all’intervallo quando ormai fa buio!

L’attività educativa non termina qui: c’è un ‘Polidesportivo Dom Bosco’ che si impegna in mille attività : pallamano, basket, capoeira, ma soprattutto football, ed è qui che Inter Campus interviene. Alberto e Silvio, i nostri infaticabili  tecnici veterani dell’Angola, tengono  corsi di teoria e pratica ai ragazzi e alle ragazze cresciuti come educatori-allenatori (‘treinoeducadores’) dei più piccoli. Così si susseguono le visite formative alle varie cellule della città: Trilho, Palanca, Cacuaco, Bom Pastor, Mabubas, Alcune, quelle di Benguela e Calulo, sono in città troppo lontane per essere raggiunte in questa missione, anche se l’ultimo giorno decidiamo di visitare almeno Dondo, a tre ore di macchina nell’interno, sul fiume Kwanza.

Con le strade che ci sono è sempre un azzardo se c’è un aereo che aspetta, ma i salesiani ci garantiscono la protezione di Don Bosco! La partenza alle quattro del mattino dopo una settimana intensa non ci entusiasma, ma tutto è ripagato: quando arriviamo, vediamo i bambini in attesa trepidante da ore (proprio vero, da ore!) per fare allenamento, con le maglie nerazzurre ben lavate e pronte per l’occasione. Allenamento, partita, festa, scambio di esperienze con gli educatori locali, distribuzione di regali per i bambini e consegna finale di attestati per gli allenatori che hanno svolto l’ultimo corso e sono stati valutati validi nel lavoro educativo di questi mesi.

Torniamo in auto alla capitale per preparare i bagagli. Salutiamo i nostri amici padri e volontari provenienti da un po’ tutto il mondo (angolani, brasiliani, argentini, italiani, francesi, tedeschi, uruguayani) con la promessa di rivederci a settembre, mentre i social media ci permetteranno di mantenere un contatto ed un coordinamento costante nel frattempo.

Quando partiamo, stanchi ma soddisfatti, sentiamo già un po’ di saudade, come qui chiamano quel sentimento di nostalgia che spesso ispira meravigliose canzoni. Solo che per noi è un po’ particolare: nostalgia per la casa in Italia che ci aspetta, ma anche per la casa angolana che lasciamo. Ate logo, Luanda, arrivederci!

29.02.2016

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