NEW YORK – Milioni di bambini e di giovani partecipano ad attività sportive ogni giorno in tutto il mondo. Lo sport ha il potere di educarli e responsabilizzarli, in particolare quelli che affrontano avversità, così come di aiutare a sviluppare le abilità essenziali per la loro vita, e migliorare la loro salute e la crescita, la preparazione e la frequenza scolastica. Lo sport può anche avere un impatto più ampio sulla costruzione di comunità pacifiche insegnando abilità come la  risoluzione dei conflitti per la costruzione della pace. Inoltre, praticare uno sport può aiutare a guarire i bambini e le comunità colpite da guerra, instabilità e da catastrofi naturali e a promuovere la loro capacità di recupero.

Di questo e molto altro si è discusso ieri al Convegno ‘Bambini, Sport e Sviluppo’, tenutosi presso la Trusteeship Council Chamber delle Nazioni Unite a New York, Inter Campus, invitato come esempio di buona pratica,  era presente e rappresentato da Massimo Moratti e Javier Zanetti.

Fortemente voluto dalla Rappresentanza Italiana all’ONU, l’evento è stato organizzato in collaborazione con la Rappresentanza Giamaicana a chiusura del nel semestre di presidenza italiana dell’ Unione Europea e nell’anno in cui ricorre il 25° anniversario dell’adozione della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Fanciullo.

Gli Ambasciatori d’Italia e Giamaica hanno aperto i lavori. Partendo proprio dai diritti sanciti nella Convenzione, l’Ambasciatore Sebastiano Cardi ha sottolineato l’importanza dell’accesso allo svago, al riposo e al tempo libero, essenziale per una crescita corretta e sana, specchio di una comunità civile. Dopo un’attenta disamina dei valori dello sport, Cardi ha sottolineato quanto occasioni come queste promuovano lo sviluppo sostenibile, contribuendo all’implementazione dell’Agenda post-2015, che costituirà il quadro di riferimento per il pieno raggiungimento degli obiettivi del Millennio sino al 2030.

L’Ambasciatore della Giamaica Courtenay Rattray ha invece spiegato come le politiche governative di inserimento dell’attività sportiva fin dalla prima infanzia e la ‘cultura del possibile’ propria del Paese abbiano prodotto  in Giamaica sorprendenti risultati nella corsa e nel bob.

Francesco Aureli, Rappresentante di Save The Children alle Istituzioni, che ha moderato la prima  sessione del convegno, ha poi dato la parola alla Rappresentante Speciale del Segretario Generale alle Nazioni Unite sulla Violenza Contro i Bambini Marta Santos Pais.

Per Santos Pais lo sport in sostanza è un insieme di ricordi positivi che fin da bambini ci accompagnano, con le regole, i valori e il senso di uguaglianza che stanno alla base di una comunità democratica. Laddove, invece, disastri naturali, povertà e insicurezza sociale costituiscono il contesto, lo sport è uno dei primi strumenti per riportare un senso di normalità nella vita dei bambini. Suo il compito di presentare i rischi di sfruttamento e violenza sui minori, anche nello sport: allenamenti che sfiorano il lavoro minorile, regimi dietetici che portano a disturbi alimentari, livelli di competizione nociva per il benessere psicofisico: tutti elementi che incidono negativamente sulla loro percezione del mondo. Tra le soluzioni individuate per fare la differenza e permettere ai bambini di vivere i loro sogni, si può e si deve pensare ad una legislazione precisa contro la violenza, ad  investimenti nella formazione degli operatori ed educatori e al coinvolgimento di sportivi da prendere come modello di riferimento.

Susan Bissell, Responsabile per la Protezione dell’Infanzia di UNICEF, afferma nel suo intervento che grazie al potere attrattivo che lo sport ha verso i bambini, lo si può efficacemente utilizzare per risolvere vere problematiche sociali, come il recupero di un normale spazio sociale nei campi profughi o la diminuzione della mortalità infantile. Bissel rafforza il pensiero espresso dalla collega nel precedente intervento, sostenendo che i bambini sono prima di tutto bambini e poi atleti.

Con l’intervento e la moderazione di Yoka Brandt, Vice Direttore di Unicef, inizia la seconda parte del convegno. È proprio Yoka Brandt ad introdurre la tematica della disabilità, ponendo l’accento sull’inclusione e sull’importanza che gruppi diversi di bambini giochino insieme.

A seguire l’intervento di un grande amico di Inter Campus, Wilfried Lemke, Rappresentante Speciale del Segretario Generale alle Nazioni Unite sullo Sport per la Pace e lo Sviluppo, per il quale c’è un’unica parola d’ordine: educazione. Un investimento concreto a tutti i livelli, lo strumento potente e fondamentale a garantire lo sviluppo. Salutando Massimo Moratti, Lemke ricorda l’importante e costante collaborazione tra Inter Campus e l’agenzia delle nazioni unite da lui presieduta, rimandando al prossimo appuntamento di formazione degli educatori che si terrà nel 2015 a Bogotà.

A chiudere la seconda parte del convegno le parole di Amina Mohammed, Rappresentante Speciale del Segretario Generale alle Nazioni Unite sull’Agenda dello Sviluppo Post 2015. L’intervento di Mohammed si basa sul principio chiave che ogni bambino abbia diritto all’ infanzia, e che anche quando questa venga negata, fondamentale sia il percorso per recuperarla. Nonostante talvolta il tema dello sport venga considerato non necessario all’interno delle riflessioni sulle grandi problematiche di tale agenda, a suo giudizio risulta invece un argomento fondamentale. L’Agenda post-2015 si prefigge di dare nuovo impulso ad obiettivi già identificati, affrontando ad esempio la questione religiosa che a volte impedisce alle bambine di partecipare ad attività sportive,  o dell’inclusione nell’attività sportiva di bambini con disabilità. Anche i governi dovrebbero includere seri investimenti nell sport, in quanto quest’ultimo infonde dignità e contribuisce alla salute fisica e mentale.

Con l’intento di  fare un bilancio dei progressi compiuti finora, anche concentrandosi sul diritto dei bambini di praticare sport, Yoka Brandt introduce infine Inter Campus, come esempio concreto di buona pratica.

Un video intenso di bambini, luoghi, princìpi, maglie nerazzurre e sorrisi coraggiosi, uniti alle parole appassionate di Massimo Moratti descrivono un’attività che nasce inconsapevole della risposta alle esigenze dei bambini. Un progetto quello di Inter Campus che crea un’area di protezione e sicurezza dentro e fuori dalla famiglia. Una maglia importante e conosciuta nel mondo, che conferisce dignità mettendo i bambini in condizione di essere rispettati, a partire ad esempio dall’ambiente familiare, dove spesso si possono verificare episodi di violenza. Ringraziando l’ambasciatore Cardi e le personalità presenti per il plauso e il sostegno dimostrato nei confronti di Inter Campus, Massimo Moratti ricorda come sia nato il progetto: “È stato proprio il rispetto che proviamo nei confronti di una società come l’Inter a guidarci nel creare un progetto di protezione dell’infanzia di tale impegno”.

Javier Zanetti conclude il convegno con una testimonianza personale. Da vent’anni parte della famiglia dell’Inter, Zanetti ha visto nascere Inter Campus, che descrive come un progetto molto serio, che aiuta i bambini a crescere nel loro contesto, offrendo un’alternativa alla violenza e opportunità per il futuro.

16.12.2014

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