RIO DE JANEIRO – I campi di Rio sono delle comunità nelle comunità. Ce ne sono in sabbia, in terra, di cemento o sintetici. Per accedervi si superano controlli ufficiosi al limite della favela e si percorrono via strette, tra case di mattoni e cavi elettrici aggrovigliati. Tutto scorre in un’apparente normalità caotica, con musica alta sempre accesa nei bar.
Nei giorni dell’allenamento, però, la comunità si veste di nerazzurro, ritrovando l’ordine in una macchia di colore. Bambini a piedi, in bici o in moto coi genitori superano la nostra macchina per arrivare primi al terreno di gioco, tutti rigorosamente con indosso la maglia dell’Inter. Sembrano puntini convergenti verso un punto di gravità sicuro: il campo, appunto.
Qui non solo si imparano regole, ma ci si diverte giocando. Si conversa. Tutti per qualche ora impegnati a fare sport, lontano, si fa per dire, dai pericoli della strada. Lo sanno i bimbi, che no perdono un allenamento, ma anche i genitori, sempre presenti al nostro fianco per il futuro dei loro figli.
18.02.2019