BUCAREST – Inter Campus torna a Bucarest per l’aggiornamento tecnico dello staff locale, svolto dagli allenatori Roberto Picardi e Dario Tripol,  e per il monitoraggio del progetto, condotto dal 2012 in collaborazione con Fondazione Parada e dedicato a bambini di strada, orfani e abbandonati.

È sempre complesso riuscire a trasmettere il carico emotivo che scaturisce da ogni incontro con i bambini di Bucarest, sul campo allegri e con la stessa voglia di giocare di tutti i bambini del mondo, ma le cui condizioni di vita sono difficili da raccontare.

Il gruppo che partecipa ad Inter Campus si compone di bambini provenienti dalla casa famiglia San Marcellino, gestita da frati Gesuiti spagnoli, i quali cercano di ricreare giorno per giorno un ambiente familiare, curando ogni aspetto dell’educazione dei bambini, dall’istruzione scolastica, all’attività sportiva con Inter Campus. Ci sono poi i bambini dell’Orfanotrofio Pinocchio 1, una struttura Statale che accoglie temporaneamente bambini di strada, per i quali Inter Campus è l’unica possibilità di gioco, svago, educazione.

Infine, vi sono i bambini di Parada, che vivono in strada, supportati quotidianamente dalla fondazione attraverso servizi di assistenza sociale, di accesso alla sanità, di sostegno scolastico, ed attratti dalle attività divertenti che la fondazione stessa propone, come l’insegnamento di circo e giocoleria ed il calcio, con Inter Campus.

Due volte la settimana i bambini aspettano con trepidazione gli allenamenti. Tra di loro c’è chi, ora che è estate, vive nei parchi o in case occupate mentre, nei mesi freddi, è costretto a scendere nei tombini di Bucarest, per trovare riparo nei canali dove corrono i tubi dell’acqua calda, un ambiente nauseabondo, promiscuo e malsano, a contatto con alcool, droga e adulti violenti. Vite sotterranee, spesso invisibili, ma alle quali Parada si dedica, portando luce e speranza, anche attraverso il contributo di Inter Campus.

Nella cronaca di un normale giorno di allenamento, questo è ciò che avviene: Catalin, allenatore ed educatore della casa famiglia San Marcellino, va a prendere il gruppo dei suoi bambini e li porta al campo, dove nel frattempo è arrivato l’altro allenatore, sempre di nome Catalin, che prepara i materiali per le esercitazioni. Il giovane Marius, assistente allenatore, porta invece al campo i bambini del centro Pinocchio e, tutti insieme, arrivano dopo aver preso tre differenti mezzi di trasporto pubblico. Il coordinatore di progetto Sergio ed il volontario Nicola danno appuntamento al gruppo dei bambini di strada al centro diurno di Parada dove, prima di andare ad allenarsi, possono ricevere un pasto, dato che non è mai certo che il giorno prima abbiano mangiato. Poi, tutti sul pullmino verso il campo e, se qualcuno non si è presentato all’appuntamento, ecco che Sergio e Nicola lo vanno a cercare in giro per la città, a “casa” sua, che questa sia sotto un tombino, una casa occupata, una tenda in un parco o un anfratto sulle rive della Dambovita.

Arrivati al campo, ecco il momento tanto atteso, inizia il divertimento. Per la fondazione gli allenamenti sono anche e soprattutto momenti di monitoraggio e un ulteriore strumento per coinvolgere i bambini con costanza in un’attività sana ed educativa, che permetta di tenerli lontani dai pericoli e di costruire per loro percorsi diversi, come ad esempio tornare a scuola.

Finito l’allenamento, il tragitto dell’andata viene percorso a ritroso. E non importa se per svolgere un’ora e mezza di allenamento in realtà ci vogliono sei ore, ogni sforzo è ripagato pensando a quanto tutto ciò contribuisca a regalare speranza ed un futuro migliore e vedendo la gioia dei bambini, felici e fieri di poter giocare e di vestire i colori nerazzurri.

08.07.2014

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