[Calcio e istruzione: il campo come scuola di vita]

Il “Ricatto Etico” di Inter Campus nasce nel 1997: in un paese – il Brasile – dove il tasso di abbandono scolastico era tanto alto da diventare un tema sociale, dove spesso i genitori erano (e sono) i primi detrattori alla presenza in classe dei loro figli, era arrivato un progetto che insegnava e faceva divertire, a patto che si presentasse la pagella, con buon voti.

L’idea ha funzionato così bene, che, a 30 anni di distanza, siamo ancora lì. E la stessa leva è stata usata in altri ambiti, come la prevenzione al consumo di sostanze, in contesti di vulnerabilità e violenza. Come allora, anche oggi, chi vuole partecipare a Inter Campus deve essere una persona esemplare, a scuola, in casa e nella sua vita di tutti i giorni.

Adesso le aule sono più piene, i primi partecipanti hanno ormai una famiglia loro, a volte dei figli che giocano con addosso la maglia dell’Inter. Il ciclo continua. Ci raccontano di quanto sia stato importante avere avuto una motivazione in più per studiare, in situazioni di abbandono o scarso appoggio da parte dei loro genitori. Non solo: gli allenamenti nerazzurri hanno sempre avuto una forte connotazione socio-educativa, incentivando la formazione di relazioni durature, come amicizie, e proponendo esercizi specifici per tenere la mente attiva. Matematica, geografia, logica: senza accorgersi in Inter Campus si studia con ai piedi un pallone, esattamente come in aula.

Nei giorni in cui migliaia di bambini e bambine rientrano a scuola dopo la pausa estiva, l’augurio più sincero è che l’educazione possa essere il punto di partenza nella costruzione del proprio futuro. La cultura permette di valorizzare e rispettare le diversità, coltivando il rispetto in una società più consapevole.

09.09.2024

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