[Le Mamme di Inter Campus]

La mamma è sempre la mamma. E, in un periodo di tensione così estrema e di violenza diffusa, quando il nostro progetto sembra sempre più una goccia in un oceano, le mamme ci danno un po’ di speranza e forza di andare avanti. E’ la storia di una telefonata che racconta almeno in parte il senso del lavoro che proviamo a fare sui campi di Gerusalemme da ormai diversi anni. La mamma in questione, di due bimbi israeliani del progetto Abu Tor, mi chiama per raccontarmi che, nel corso di una delle tante manifestazioni politiche dell’ultimo periodo per le strade di Gerusalemme, i suoi figli tra i tanti cartelli e bandiere si sono soffermati su alcune bandiere palestinesi presenti, un po’ scossi, chiedendo di primo impatto se non fossero queste bandiere simbolo di nemici pericolosi, terrorismo e razzi, ma realizzando da soli in pochi momenti di conversazione che quelle bandiere rappresentano i tanti bimbi con cui loro giocano da ormai 5 anni, i loro papà che spesso vengono al campo e sono volti amici, le loro famiglie e la loro identità. E che non tutto è come sembra, come dicono gli adulti, come dice la TV. Che c’è una realtà fatta di relazioni umane da provare a costruire, sul campo come nella vita, per vedere oltre ciò che tutti vedono. Non proviamo a cambiare la narrativa dei due popoli, non è nostro compito, ma usiamo il calcio, le maglie nerazzurre e la metodologia educativa di Inter Campus per provare a scrivere la nostra storia, quella di una comunità che prova a guardare oltre le paure reciproche e a creare relazioni a suon di gol e di bei passaggi. E allora una semplice chiacchierata con una mamma sui prossimi appuntamenti di Inter Campus Gerusalemme si tramuta in un’iniezione di ottimismo e speranza. Perché anche quando intorno a noi tutto sembra andare nella direzione opposta, noi ci troviamo al campo e proviamo a giocarci su.

24.02.2023

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