A volte sembra davvero che quanto facciamo, dentro e fuori dal campo, abbia una componente quasi magica: un qualcosa che si può percepire solo attraverso tutti e cinque i sensi e che catapulta in una realtà parallela
Il pallone diventa la nostra bacchetta magica, i coni e i cinesini si trasformano, come in un romanzo fantasy, in gocce di pioggia da schivare con agilità, oppure in pietre preziose da raccogliere facendo attenzione al loro valore, diverso a seconda del colore.
Attraverso il gioco del calcio si sviluppa tutta la personalità, non solo le componenti fisiche o tecniche: si impara a contare, a riconoscere destra e sinistra, ma soprattutto a giocare “insieme” all’altro e non “contro”.
Proprio grazie a questo piccolo incantesimo Santiago, bambino di Queretaro, dapprima timido nell’approcciarsi all’allenamento decide di non saltare più una sola seduta in sei anni; Leonardo, da ben otto anni nel programma di Città del Messico, si commuove alla consegna dell’attestato di partecipazione dopo aver terminato il percorso con Inter Campus, promettendo che porterà i valori che ha appreso anche nella scuola e nel lavoro; Diana, bambina di Silao, che scherza dicendo “oggi non è stato bello l’allenamento… È stato bellissimo!”
I nostri maghi sono gli allenatori locali, veri artefici e fulcro sui cui ruota la crescita di tutti i bambini.
Proprio Beto, allenatore di Ecatepec, ci saluta con una riflessione che suona come una formula magica: “Forse quello che facciamo può sembrare solo una goccia nell’oceano, ma tante gocce ripetute nel tempo saranno in grado di generare un’onda di entusiasmo in grado di coinvolgere e aiutare sempre più bambini bisognosi”.
06.02.2023