Tra Abu Tor e Bet Zafafa Inter Campus ha trovato il suo campo di lavoro ed educazione per 60 tra bambini e bambine israeliani e palestinesi; in queste zone infatti lungo Hebron road sud est Jerusalem, a pochi passi dal muro sorgono ben 2 progetti incastonati nella storica cultura millenaria araba israeliana che mai come oggi si trova riunita per combattere il nemico comune del Covid 19.
Abu Tor (padre del toro in arabo), la cui leggenda cita qui la casa del sommo sacerdote Caifa dove Giuda tradì Gesù circa 2000 anni fa, sorge su una collina a 800m sul livello del mare circa, si sviluppò sotto la dominazione ottomana come quartiere residenziale dove abitavano arabi e cristiani a Gerusalemme; dall’indipendenza di Israele fino al 1967 proprio qui sorgeva l’antico confine tra Israele e Giordania, metaforicamente punto d’incontro culturale e religioso tra la parte ebraica e quella musulmana.
Ad ora è uno dei pochi quartieri di Gerusalemme con popolazione mista araba ed ebraica, sinagoghe e moschee si alternano in un quadro completato dalle abitazioni di diplomatici e impiegati delle nazioni Unite, quasi a simboleggiare la mediazione tra le parti oppure a voler anche loro rappresentare l’eterogeneità di usi e costumi.
Poco più a nord la Geenna (valle del Kidron) punto mitologico e Santo della città Santa per eccellenza, che collega Abu Tor al monte Sion; pensando metaforicamente ai palloni calciati dai bimbi con maglia neroazzurra si potrebbe pensare a un collegamento quasi mitologico tra il passato, il presente e il futuro. Futuro che, sembra tutt’ora molto incerto tra scelte potenzialmente rischiose per i processi di pace, come l’annessione dei territori palestinesi e una pandemia da combattere che proprio in questi giorni sta portando in queste terre la sua seconda ondata.
Cosi come Abu Tor anche Bet Zafafa (casa dell’estate) si sviluppa lungo la green line, divisa tra Gerusalemme est e una piccola parte nella zona ovest della città; divisa tra la legge giordana (la parte est) e la legge israeliana (parte nord) fa risalire le sue origini ai tempi delle crociate e successivamente divisa e contesa tra le varie guerre arabo israeliane trova una sua collocazione dopo quella dei 6 giorni, permettendo alle differenti etnie una convivenza che dura fino ai nostri giorni. A pochi passi dal muro, da Betlemme, da Beith Sahur e Beit Jala, trasporta storia e contemporaneità dando l’idea del crocevia culturale come pochi altri punti della città. Le bimbe di Inter Campus, ben istruite nelle scuole del quartiere parlano quasi tutte tre lingue, simbolicamente a rappresentare lo sviluppo e la poliedricità della zona, che sembra guardare al futuro portandosi dietro un passato recente che, compreso tra la green line e il muro con la Palestina, ha ormai imparato a convivere con conflitti e mediazioni, trovando una sua particolare identificazione quanto mai necessaria alle generazioni future.
13.07.2020