BEIRUT – È l’ultima mattinata di allenamenti per i nostri 80 bambini. Ci troviamo all’interno del campetto da calcio dove si svolgeranno le sedute conclusive del viaggio di Inter Campus in Libano. Questo piccolo spazio, in erba sintetica consumata e recintato in metallo, è estremamente importante per i nostri bambini. Non sarà bello come il Meazza, ma per loro rappresenta un luogo sacro, dove poter giocare in modo spensierato. Infatti, le strade pericolose del campo profughi di Shatila non consentono ai bambini di svagarsi liberamente durante la giornata.
Questa situazione non ferma Inter Campus, anzi, ci stimola a rendere ancor più magiche le ore che i bimbi passano insieme a noi. E allora via, organizziamo i gruppi di gioco, prepariamo il materiale e la seduta inizia. La prima fase dell’allenamento è incentrata sugli schemi motori di base. I bambini corrono, saltano, rotolano, lanciano e afferrano giocando con i colori dei conetti e con i palloni. Il rumore di motorini modificati, di vecchie automobili, del muezzin, della vita di Shatila è incessante: invade il campo e rende il momento estremamente caotico. A questo chiasso si somma una musica, però molto piacevole da ascoltare: le emozioni dei bambini nel giocare, manifestate sottoforma di risate, urla euforiche ed esultanze. Il muoversi liberamente, sperimentando tanti movimenti differenti, consente la conoscenza di sé stessi, del proprio corpo e degli amici.
L’allenamento procede con una parte più tecnica, dove i bambini devono condurre la palla, devono calciare, fare gol o vincere una gara insieme ai propri compagni, fino ad arrivare al momento culmine che tutti, in ogni campo del mondo, aspettano con allegria: la partitella finale.
Finito l’allenamento, mentre si esce dal campo, ancora una volta pensiamo a quanto sia forte e importante questo strumento chiamato calcio, capace di sviluppare la personalità dei bambini e di creare una bolla magica che estranea dal mondo. A quanto sia bello il calcio, anche senza essere al Meazza.
15.02.2019