Havana – Nella prima visita a Cuba dopo la scomparsa di Castro, la città ci accoglie con la solita atmosfera dismessa, ma affascinante. Come ogni volta che torniamo, si notano i cambiamenti sociali dovuti all’evoluzione del Paese: meno macchine d’epoca, qualche sportello bancomat, tanti voli in arrivo dagli Stati Uniti.
La nostra attività allo stadio Pedro Marrero comincia il lunedì mattina, con il benvenuto da parte degli allenatori e dei rappresentanti della Asociación de Futbol locale, l’equivalente della FIGC italiana. In aula Raul, Hugo e Joel, gli allenatori locali, Castro, arrivato apposta da Holguin in rappresentanza delle province orientali e Alexei, prezioso coordinatore generale. Loro cinque sono lo scheletro del progetto qui a Cuba, le persone con cui stiamo condividendo un percorso sportivo e sociale a favore dei bambini. Appena possono, si inseriscono in aula anche altri allenatori interessati alla nostra metodologia: siamo ben lieti di accoglierli e confrontarci con loro. L’obiettivo di Inter Campus in questa realtà è ridare al calcio il suo carattere ludico-educativo, spesso sopraffatto da una mentalità fortemente competitiva. Vincere non è solo un desiderio, ma anche il metro con cui ogni educatore è valutato. In una società estremamente egualitaria, il risultato diventa un modo per emergere. Ben inteso, a nessuno piace perdere, crediamo però ci siano tanti modi per arrivare alla vittoria e tante vittorie al di fuori della partita. Un bambino timido che grazie all’allenamento acquisisce fiducia in se stesso, un altro che migliora le sue capacità motorie attraverso gli esercizi col pallone. Tutti esempi di traguardi per noi ben più importanti dei gol del fine settimana.
Proviamo a trasmettere i nostri valori in aula, così come in campo, nei tre nuclei di Plaza de la Revolución, Playa e Boyeros. Giornate intense, fatte di sorrisi ed entusiasmo in un clima positivo che caratterizza ogni sessione. E se i bambini si divertono, abbiamo già vinto.
21.04.2017