[Nelle comunità indigene tra Colombia e Venezuela]

PUERTO CARRENO – La piccola città, che sorge su un lembo di terra tra Colombia e Venezuela, è crocevia di etnie, dialetti, economie reali e parallele, tutte racchiuse all’interno di tre fiumi che ne delimitano i confini geografici e culturali. Le frange più autentiche del passato indigeno, talvolta nomade, e delle massicce migrazioni avvenute negli ultimi anni, si trovano però fuori dal centro, nei campi tendati fatti di teloni dell’UNHCR – l’Agenzia ONU per i rifugiati -, pali di legno e lamiere.

Qui vivono, in condizioni molto precarie, centinaia di famiglie che ogni giorno attingono l’acqua dai pozzi e dormono nelle amache appese agli alberi, costrette senza elettricità né infrastrutture. Nel cuore della comunità, ciò che non manca mai in Sud America: il campetto da calcio, dove anche Inter Campus ha trovato il suo posto ormai da diversi mesi. È uno spazio ambito da grandi e piccoli, per questo, in fase di inaugurazione, il Capitano locale ha dovuto dare il suo benestare al progetto nerazzurro, dopo un confronto diretto con gli abitanti.

Sullo sfondo dei bambini che giocano, tanti fratelli e sorelle in attesa del loro turno, alcuni genitori, le case e il tramonto. Insieme agli ultimi raggi di sole, si alzano le risate che inseguono un pallone. Ancora una volta, la magia del calcio che supera le difficoltà, portando allegria dove il futuro lascia poca speranza di crescita. La strada verso un progresso che sembra essere lontanissimo; lo stesso, tra un passaggio e l’altro, arrivano i gol e poi le esultanze. Un lavoro di squadra che anche fuori dal campo apre lo spiraglio di un domani migliore. Lo sport che si conferma parte fondamentale del cambiamento sociale.

22.07.2024

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