La Colombia è una paese in cui grandi risorse e bellezze naturali, convivono con tensioni sociali e conflitti irrisolti, che minacciano soprattutto le comunità rurali più remote. È in questo scenario che Inter Campus si inserisce per appoggiare minoranze etniche e bambini costretti a vivere in situazioni precarie, adattandosi ai deversi contesti grazie a una metodologia flessibile.
Puerto Carreño, un paesino al confine con il Venezuela, è circondato da tre fiumi che, durante la stagione delle piogge, si innalzano e inondano l’area adiacente: non si sa fin dove arriverà l’acqua, gli abitanti si spostano secondo l’entità della piena, chiedendo ospitalità ad altri concittadini. Degli 80 bambini e bambine coinvolti nel programma, la metà è indigena colombiana e vive in case di fortuna; un terzo circa arriva dal vicino Venezuela. Qui si lavora su attività cognitive e di inclusione, per facilitare il dialogo tra gruppi disomogenei.
A Cali invece si respira l’aria di una metropoli vivace, fatta di negozi e musica, la salsa, che risuona agli angoli delle strade. Gli sforzi di Inter Campus si concentrano in città presso il nucleo di San Cristobal, nel quartiere di Santa Helena, vicino al mercato; un’area molto complicata per povertà e violenza legata al traffico di droga. Nella periferia, che presto si trasforma in campagna, sono due i nuclei dove Inter Campus è operativo: uno nel Cauca, a Miranda, dove la guerriglia è purtroppo una piaga quotidiana; l’altro nei pressi di Jamundi, a Paso de la Bolsa, molto vicino al fiume Cauca.
Esempi di come lo sport si possa adattare alle necessità dei più fragili, sempre con un unico obiettivo: utilizzare il gioco del calcio come strumento di sviluppo, perché alla fine ogni vita è un piccolo mondo e ogni bimbo ha il Diritto di Giocare.
30.09.2025