MANAGUA – L’Istituto Nicaraguense dello Sport è un luogo ricco di fascino, che stimola adulti e bambini. I cerchi olimpici forgiati sul cancello d’ingresso trasmettono un senso solenne a chi entra, quasi un monito per ogni sportivo: il gioco è rispetto, sacrificio e divertimento. Qui gli atleti si allenano in un clima di condivisione, di cui facciamo parte in virtù della valenza sociale del progetto, appoggiato dal Ministero dello Sport.
Il campo utilizzato per i nostri allenamenti, per esempio, è lo stesso in cui gioca la prima divisione, la Serie A locale. Allora quando il campionato occupa il terreno di gioco ci spostiamo poco più in là, nel campo da baseball, dove i giocatori ci accolgono in modo premuroso, riservandoci uno spazio adeguato a giocare in modo sicuro. Terminato l’allenamento, torniamo tutti insieme sugli spalti, a fare il tifo per la squadra di Managua, allenata proprio da Wilbert, uno degli educatori di Inter Campus. Con lui, insieme ad Arquimedes, Alexander e Cesar, stiamo costruendo un percorso solido, fatto di teoria condivisa e costante pratica. In un paese in cui i guantoni da boxe e le mazze da baseball sono ben più popolari delle scarpe coi tacchetti, il calcio è ancora libero dalle logiche di risultato che influenzano tante realtà occidentali. Resta quindi uno strumento educativo e di crescita, che amiamo utilizzare per quella che, di fatto, è la sua vera essenza.
I bambini, che ormai ci conoscono, partecipano con entusiasmo ed energia. Ci abbracciano per non farci partire al termine dell’ultimo allenamento, cercando di convincerci a restare con qualche parola in italiano imparata qua e là. Promettiamo di tornare, come sempre, e loro si impegnano ad essere “persone buone”, come dice Jeremy, durante la nostra assenza. Li salutiamo col sorriso, che ricambiano: sanno che non si tratta di un addio, perché Inter Campus non si ferma mai.
09.09.2016