BUCAREST – Bucarest è una metropoli di circa tre milioni di persone, non bella come altre capitali dell’Est, ma affascinante, con la sua storia spesso nebulosa e sempre al centro delle politiche di Russia ed Europa.

Il colore grigio è tipico dei bloc, i palazzoni di epoca comunista, che nel folle disegno di Ceausescu hanno sostituito interi quartieri storici della città in un tentativo di accrescimento della popolazione e di omologazione della nazione: i romeni dovevano diventare un popolo unico, dimenticando le loro differenze storiche, e diventare tanti, tantissimi.
Per questo il regime decretò la messa al bando di contraccezione e aborto e introdusse politiche a sostegno dell’incremento del tasso di natalità, comprese tasse per chi non aveva figli dopo i 25 anni di età e benefit per chi aveva famiglie numerose. Queste politiche unite all’incremento della povertà diedero origine a un numero elevato di persone senza fissa dimora nelle aree urbane: i così detti ragazzi di strada.

Nei primi anni novanta furono soprattutto i bambini a pagare il prezzo più alto della crisi economica e sociale del Paese: in migliaia vennero abbandonati dalle famiglie, o scapparono da casa e dagli orfanotrofi. Vivevano di espedienti, senza un tetto sulla testa, non frequentavano la scuola, erano invisibili agli occhi del mondo. Molti iniziarono ad utilizzare droghe, come la colla, per non sentire la fame e il freddo e dimenticare le sofferenze. Il passaggio dal comunismo al capitalismo portò nuove droghe sul mercato, e la vita dei ragazzi di strada divenne sempre più difficile. Ancora oggi sulla strada vivono più di duemila persone nella sola Bucarest.

Durante l’inverno il grigio dei palazzi lascia spesso il posto al bianco della neve. Tra l’indifferenza della gente, i bambini cercano riparo nel buio dei canali sotterranei: i condotti dell’acqua calda sono una salvezza contro le temperature rigide. Ecco come bambini e ragazzi diventano invisibili.

E’ in questo contesto che dal 1996 opera la Fondazione Parada. L’associazione attrae i bambini attraverso le sue attività artistiche: il circo e la giocoleria. Il naso rosso, simbolo della fondazione, è un potente antidoto contro il grigio della vita di strada.
Circa 400 persone ricevono aiuto sulla strada grazie innanzitutto alla ‘Caravana’, l’unità mobile che di notte porta cibo, vestiti, coperte e assistenza. Altre 40 frequentano giornalmente il centro diurno, tra cui ragazzi e bambini che con il circo hanno trovato un reinserimento sociale, ricominciando a frequentare la scuola, ad esempio.

Da un anno e mezzo il naso rosso ha incontrato i colori nerazzurri e se n’è innamorato: una sessantina di bambini entro i quattordici anni di età, beneficiari di Parada e di altri tre centri partner della fondazione, hanno l’opportunità di partecipare al programma Inter Campus a Bucarest.
Tra loro qualcuno dorme in canale e prima di arrivare agli allenamenti passa al centro a farsi una doccia perché odore e atmosfera sottoterra sono nauseabondi e “non voglio rovinare la maglietta dell’Inter”.
Altri vivono nel centro di Bucarest in case occupate: spesso, più che appartamenti, veri e propri buchi in palazzine pericolanti, condivisi da 4-5 famiglie in una promiscuità e un affollamento difficili da accettare, con genitori violenti e imbottiti di alcool e droghe, che fanno festa fino al mattino. Ma la voglia di partecipare agli allenamenti li fa svegliare anche alle 7 pur di arrivare al campo, con gli occhi gonfi di sonno.
Altri ancora vengono da centri gestiti dal comune che collaborano con Parada. Loro con la maglia dell’Inter ci dormono perché hanno paura che qualcuno gliela rubi di notte. Il tesoro nerazzurro è prezioso, si sa, e va difeso.

Bucarest rimane lo specchio di un Paese meraviglioso e pieno di contraddizioni, potenzialmente ricchissimo ma con differenze enormi nello sfruttamento delle proprie risorse. Un Paese che sa essere splendidamente accogliente, ma anche spietatamente indifferente.
Il naso rosso e la maglia nerazzurra rimangono uno dei pochi elementi di colore nelle loro giornate, uno stimolo a rimanere attaccati alla realtà e uno strumento di reinserimento sociale vero.

 

Per maggiori informazioni:

www.facebook.com/parada.romania 
www.parada.it

 

11.04.2014

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