Arrivati ieri in Romania, questa sera i nerazzurri affronteranno il Cluj allo stadio “Radulescu” nel ritorno dei sedicesimi di Uefa Europa League. Ma la Romania per l’Inter non è solo un Paese di passaggio per una trasferta, è anche una terra familiare ed amica, che da oltre dieci anni ospita lo staff di Inter Campus e i bambini che ne fanno parte. Qui il club nerazzurro è infatti presente dal 2000 con il suo progetto sociale.
Qui uno dei problemi più grandi legati all’infanzia è l’abbandono. Quando tutto ebbe inizio, a 100 bambini di orfanotrofio vennero dati 200 palloni e 200 maglie dell’Inter. Furono proprio questi bambini, normalmente invisibili ed esclusi dalla società, a dare ad altrettanti bambini di comunità, i loro futuri compagni di gioco, la maglia e il pallone, guadagnando immediatamente importanza ai loro occhi. E non poteva andare altrimenti. Anche perché, si sa, chi porta il pallone gioca.
Da quel momento in poi tutti i bambini si sono sempre allenati insieme. Al principio le differenze tra loro erano chiaramente visibili. I bambini che vivevano in orfanotrofio, cresciuti senza affetto né regole, nel completo abbandono, avevano difficoltà di attenzione, di coordinamento e di gestione degli spazi circostanti. Queste differenze sono gradualmente diminuite, tanto che è poi diventato difficile distinguerli, se non per qualche cicatrice o per i capelli rasati.
Da quel tempo il progetto è cresciuto, arrivando a coinvolgere 700 bambini all’anno. Al partner storico, la Fondazione Inima Pentru Inima, con il quale proseguono il lavoro e l’integrazione attraverso il gioco negli orfanotrofi e nelle case famiglia delle città di Ramnicu Valcea, Brasov e Tulcea, si sono affiancati due nuovi progetti. Il progetto di Slatina, condotto con entusiasmo insieme a Comunità Nuova, volto all’inclusione sociale di bambini rom o in carico all’assistenza sociale, e il nuovo progetto di Bucarest, sviluppato con la Fondazione Parada, contro l’emarginazione dei bambini di strada, che purtroppo vivono situazioni complicate. Sono esposti al crimine, ad abusi e al consumo di droghe, molti di loro in inverno si rifugiano nei canali sotterranei della città, dove scorrono i tubi del riscaldamento, per trovare riparo dal freddo. Obiettivo del progetto è favorire, nel tempo, l’inclusione sociale dei bambini ed arrivare a garantire loro importanti servizi primari, attraverso il calcio usato come momento di aggregazione e non solo.
Le situazioni di partenza sono senz’altro difficili, ma questo non toglie nulla alla gioia con cui i bambini vestono la maglia nerazzurra e al calore con il quale, insieme a tutti noi, tiferanno Inter questa sera.
21.02.2013