[Al confine tra Colombia e Venezuela, c’è un piccolo villaggio nerazzurro]

PUERTO CARRENO – Esattamente all’incrocio tra Rio Vita, Meta e Orinoco, sorge un paesino fluviale dove gli unici stranieri sono venezuelani, arrivati attraversando i fiumi in cerca di fortuna. A Puerto Carreno la maggior parte delle strade è in terra rossa e i campi da calcio sono sterrati. Tutti tranne uno: quello in cui ogni giorno giocano una cinquantina di bambini e bambine Inter Campus. Lo stesso governatore della regione, incontrato in aereo, ci conferma come l’arrivo dell’Inter sia stato uno stimolo per la riqualifica di alcuni impianti, di calcio e non solo, sottolineando le ormai note ripercussioni positive del progetto.

Calcio e non solo, si diceva, e infatti le attività non si esauriscono con gli allenamenti: in quello che a tutti gli effetti sembra un weekend di festa, bimbi e genitori sono coinvolti in un grande pranzo a base di sancocho – piatto tipico a base di pollo o pesce – durante il quale la delegazione italiana racconta finalità e obiettivi di Inter Campus, davanti a decine di volonterose mamme e pazienti papà. Non mancano i balli locali, eseguiti da danzatori giovanissimi, di 6 e 8 anni, e infine un tuffo in piscina, rigorosamente senza mai togliere la maglia nerazzurra.

Una giornata speciale, di aggregazione non soltanto tra amici, ma tra generazioni e culture. L’opportunità di confrontarsi e ascoltare le necessità della comunità, sempre disposti a usare il calcio come strumento di pace, sviluppo e divertimento, dentro e fuori dal campo.

04.11.2022

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