BAFOUSSAM – Ad aspettarci nel carcere c’erano 30 ‘ragazzi di strada’, dai 12 ai 17 anni, ladruncoli, piccoli truffatori, giovani poco o per nulla istruiti e con un’irrefrenabile energia da sfogare in un’area di cemento grande appena otto metri per venti! Ecco gli ingredienti per il nostro primo allenamento nella prigione di Bafoussam in Camerun.
Una sorta di arena, tra l’altro pericolosa perché circondata dalle mura degli edifici delle varie sezioni e con un canale di scolo sul lato lungo. Come se non bastasse, lo spazio disponibile si restringeva ulteriormente con l’assembramento di un numero imprecisato di inquilini della prigione, incuriositi, e per una volta distratti, dalla presenza di questi bianchi con i loro palloni.
Una situazione surreale, sensazioni contrastanti, difficili da descrivere, che però riusciamo a gestire piuttosto bene: divisione dei ragazzi in due gruppi, due sessioni da 45 minuti a squadra, introduzione ludico-motoria sfruttando tutto lo spazio, inserimento dei palloni – peraltro solo 4 – mantenendo la stessa struttura di esercitazione e progredendo con le varianti, torneo finale dividendo il gruppo in mini squadre da tre o quattro giocatori, per brevi partite di cinque minuti.
Il risultato pare raggiunto: i ragazzi ridono, corrono, sudano, si spingono, calciano il pallone, si divertono, esultano e si abbracciano. Insomma, giocano, fanno sport, e a loro modo sono entrati nel mondo Inter Campus! Che fatica. E che bello.
15.02.2016