CHIAPAS – Rientrato lo staff Inter Campus dagli altopiani del Chiapas, dove il progetto è attivo da tre anni a supporto dello sviluppo del sistema educativo zapatista attraverso il calcio.
In Chiapas le popolazioni indigene discendenti dei Maya già vivevano da molti secoli. Sterminate dai conquistadores, oggi sopravvivono al limite dell’emarginazione. Dopo secoli di lotta per l’autodeterminazione, i rivoluzionari Pancho Villa ed Emiliano Zapata costrinsero alla fuga gli invasori e divennero il simbolo del riscatto indigeno. Il 10 aprile 1919 un tradimento mise fine alla vita di Zapata. Gli sopravvisse la leggenda: “il cavallo color cannella che galoppava da solo, verso sud, attraverso le montagne” (Eduardo Galeano). Questo 10 aprile, in occasione della visita di formazione Inter Campus nel Paese, i tecnici Alberto Giacomini, Karla Cecilia Gutierrez, Silvio Guareschi, la Presidentessa Carlotta Moratti ed il responsabile organizzativo Christian Valerio hanno partecipato all’evento di commemorazione dell’assassinio di Zapata presso la Scuola secondaria Autonoma Zapatista Primero Enero a Ocosingo.
E proprio ad Ocosingo è trascorsa un’intensa settimana di allenamenti, giochi e lezioni teoriche tenute dai nostri tecnici: 146 bambine e bambini zapatisti in nerazzurro, sul volto dei quali risaltava il Paliacate, fazzoletto simbolo della ribellione, e 80 Educadores e Promotores (insegnanti) ad assistere alle lezioni teorico/pratiche in aula e sul campo.
La grande sfida dei nostri tecnici qui, come in ogni luogo dove Inter Campus opera, è lasciare un’impronta dal punto di vista tecnico ed educativo, nel segno della continuità. Non è del tutto agevole l’impresa di formazione degli educatori locali, se consideriamo che tra gli zapatisti in età scolastica si tende ad evitare la specializzazione ed è perciò difficile focalizzare l’attenzione, tra gli educatori, su quelli meglio predisposti ad imparare e a saper riproporre le esercitazioni. Ancor più ardua l’impresa se a questo si aggiunge che, secondo uno dei principi zapatisti, è ‘tutto per tutti o niente per nessuno’, e per questo ogni nostra visita si concentra a turno su una delle 12 scuole dislocate sul territorio.
È sempre importante trovare la chiave per adattare il nostro modello tecnico ed educativo alle diverse tradizioni e culture a seconda del contesto in cui si opera. Ad esempio tra gli zapatisti, il tempo pare essere rallentato di proposito. Non si riscontra negli alunni alcuna ossessione derivante dal rendimento, dalla performance individuale, a questo si contrappone un tempo qualitativo e concreto, il tempo della vita e della convivialità. In maniera molto diversa dai ritmi a cui la nostra società è abituata, il tempo in Chiapas è un elogio alla lentezza ed alla pazienza, virtù indispensabile in un mondo basato sulle relazioni umane di cooperazione e sulle prese di decisioni comuni.
Ringraziamo per il supporto durante lo svolgimento di questa visita Gianfranco, Borja e Patricio, i quali hanno gestito gli alunni in attesa del loro turno di allenamento di calcio intrattenendoli con attività sportive alternative.
19.04.2014