MILANO – Da mercoledì sera, la struttura del CeAS, il Centro Ambrosiano di Solidarietà Onlus, che ospita 73 persone, tra cui i bambini che fanno parte del progetto Inter Campus, mamme sole con figli, adulti con problemi di salute mentale, ex tossicodipendenti e famiglie rom in difficoltà, è inagibile a causa dell’esondazione del fiume Lambro.

I locali del centro sono sotto 80 centimetri d’acqua e fango e i danni sono ingenti. Nell’appello di Don Virginio Colmegna, che pubblichiamo di seguito, la richiesta di aiuto rivolta anche al popolo interista.

Se le condizioni meteo lo consentiranno, già domattina saranno benvenuti al centro di via Marotta volontari per spalare, ripulire e rimettere in sesto tutti gli spazi. 

Per informazioni contattare: Francesco Casali, cell. 393.9015594 

Donazioni a:  CeAS Centro Ambrosiano di Solidarietà ONLUS 

Banca Prossima, iban IT08R0335901600100000000470  

Causale: Esondazione Lambro 2014

 

IL MALTEMPO, LA COESIONE SOCIALE E QUEL CAMPO DA CALCIO – Don Virginio Colmegna

Il maltempo di questi giorni ha colpito tanti luoghi della nostra città. Lo ha fatto per l’ennesima volta. E lo ha fatto in maniera più o meno violenta. Ha toccato Niguarda, con il Seveso che per l’ennesima volta è esondato. Ha colpito anche il quartiere Isola. Ed è arrivato a investire anche il Parco Lambro. Già altre volte le comunità che lì hanno trovato casa erano state evacuate per precauzione. Questa volta invece le preoccupazioni sono diventate realtà. Quando, il giorno dopo, sono arrivato alla sede del CeAS, quel Centro Ambrosiano di Solidarietà che che amo e sostengo da tempo, ho provato una forte emozione. Il CeAS è un piccolo esempio di solidarietà vera e di coesione sociale. Lì vi abitano tante persone, molto diverse da loro, tutte segnate da qualche fragilità, che insieme convivono e cercano, ognuno a suo modo, di ritrovare l’autonomia. Ecco, ieri, mi sono ritrovato di fronte ad almeno 80 centimetri di acqua che ricoprivano i tanti luoghi che compongono questo ‘Villaggio solidale’. Sommerse le case delle famiglie in difficoltà abitative, sommersi gli spazi comuni dove i più piccoli giocavano e i più grandi studiavano, sommersi gli uffici di educatori e volontari, sommersa la cucina dove le donne rom ospiti del CeAS avevano iniziato un progetto di panificazione cui tengo particolarmente.

Sommerso, e completamente rovinato, anche il campo da calcetto in erba sintetica posto al centro degli spazi del CeAS. E questa perdita, per quanto possa sembrare marginale di fronte ad un disastro ben più grande, è una perdita che mi ha colpito particolarmente. Questo era il campo su cui è nato il primo Inter Campus in Italia, voluto, sostenuto e sempre seguito dalla stessa famiglia Moratti. Qui, seguiti da allenatori competenti e, a volte, anche da grandi campioni, giocavano i ragazzi accolti dal CeAS, ma anche altri giovani provenienti da realtà d’accoglienza e dal territorio. Era un esempio della convivialità delle differenze, di quando sia faticoso, ma soprattutto, bello e arricchente stare insieme, creando occasioni di incontro, conoscenza e divertimento.

Di fronte a questo triste spettacolo, la forza di reagire me l’hanno trasmessa innanzitutto gli operatori, i volontari e gli ospiti del CeAS, con la dignità con la quale hanno affrontato l’evacuazione, con la pazienza con cui hanno accettato una sistemazione provvisoria e inadeguata, con la voglia di darsi da fare per rimettere tutto a posto. Come era prima. I danni però sono tanti, dal riscaldamento agli impianti, dai pavimenti ai mobili. Le spese che andranno affrontate rischiano di mettere in discussione la sostenibilità economica del CeAS, già segnata dai ritardi dei pagamenti delle rette da parte degli enti pubblici. Quello che hanno creato due giorni di piogge è un disastro che il CeAS non può affrontare da solo. Il rischio, altrimenti, è la chiusura.Per continuare, questa preziosa esperienza, ha bisogno dell’aiuto di tutta la città, a cominciare dal Comune che si è mostrato subito vicino con la visita dell’assessore Granelli. Non sono parole di recriminazione, le mie, ma una paziente richiesta. È una domanda che nasce spontanea, un appello accorato fatto con le maniche rimboccate di chi, oltre a chiedere, ha già iniziato a darsi da fare. Al CeAS hanno già cominciato a farlo. Io, da parte mia, voglio innanzitutto mettere a disposizione la mia voce e affermare forte: ‘Salviamo il CeAS’.

Ci stiamo avvicinando al derby di Milano con Milan e Inter che faranno del loro meglio per vincere la sfida in programma fra una settimana. Ecco, sogno di vedere la stessa passione che anima la stracittadina, lo stesso coinvolgimento, lo stesso impegno nel dare un contributo, piccolo o grande, come volontari o come donatori, per salvare il CeAS. E il suo campo da calcio dove in tanti, prima che arrivasse l’acqua a portarselo via, si sono sentiti tanto bene da immaginare di essere a San Siro. Quel rettangolo di gioco è il simbolo di un progetto d’accoglienza che merita di continuare.

15.11.2014

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